Anci e CIC chiedono di ripristinare lo status di rifiuti per sfalci e potature di provenienza urbana
Il Collegato Agricoltura, in esame al Senato, muta il regime giuridico degli “sfalci e potature provenienti da aree verdi urbane” disponendo, di fatto, la loro esclusione dalla disciplina dei rifiuti. Anci e CIC: "Ciò provocherebbe l’azzeramento di tutto il sistema di trattamento e controllo e una criticità interpretativa soprattutto a livello di Comuni"
09 June, 2016
È in corso al Senato l’esame del DDL AS 1328-B c.d. Collegato Agricoltura che contiene importanti criticità per i Comuni. Il provvedimento reca infatti una norma che muta il regime giuridico degli “sfalci e potature provenienti da aree verdi urbane” disponendo, di fatto, la loro esclusione dalla disciplina dei rifiuti.
Ciò oltre a risultare in palese contraddizione con i principi sanciti dalla Direttiva Europea 98/2008 sui rifiuti ed a costituire una modifica normativa dalla quale scaturirà l’avvio di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, provocherebbe dal lato operativo:
a) l’azzeramento di tutto il sistema di trattamento e controllo previsto dalla vigente normativa che oggi garantisce la sostenibilità ambientale nel recupero di sfalci e potature derivanti dalla manutenzione del verde urbano, con il conseguente ed inevitabile loro smaltimento senza controllo, su terreni agricoli anche assieme a materiali inquinanti (plastiche, vetri, carte, metalli, terra, inerti etc.);
b) una criticità interpretativa soprattutto a livello di Comuni ed enti d’ambito per l’evidente contrasto tra la disciplina che si sta introducendo e la normativa vigente laddove è previsto che i Rifiuti da giardini e parchi urbani sono appunto “rifiuti”.
“La norma attualmente contenuta nel testo del decreto non risulta in linea con la normativa comunitaria in materia di rifiuti, abbatterebbe il livello di raccolta differenziata negli enti locali - metterebbe a rischio la sostenibilità dell'intero sistema di gestione dei rifiuti organici urbani - ed introdurrebbe un elemento di grande incertezza che potrà dare origine ad interpretazioni, contenziosi e/o provvedimenti sanzionatori e istruttorie penali nei confronti delle amministrazioni e dell’Italia. È necessario stralciare la disposizione o limitarne la portata, per questo facciamo questo appello alle forze parlamentari assieme al Consorzio Italiano Compostatori”. Così dichiara Filippo Bernocchi, Delegato ANCI a Energia e Rifiuti rispetto al testo del collegato agricoltura uscito dalla omonima commissione in Senato.
“La nuova norma provocherebbe dapprima una confusione interpretativa delle norme e poi un’inevitabile progressiva compromissione della qualità ambientale dei terreni agricoli a causa del venir meno dei trattamenti e dei controlli su sfalci e potature che oggi vengono obbligatoriamente e puntualmente effettuati negli impianti di compostaggio. Anche in relazione ai costi ed al presunto risparmio non trovano fondamenti in quanto, i costi di trattamento per il ritiro del verde sono sotto le 25 €/ton. I paventati risparmi per i cittadini non ci saranno. Chi li raccoglierà? Chi li tratterà? Non esistono filiere alternative economicamente sostenibili. Teniamo conto che se il verde andrà alle caldaie l’incentivo alla produzione di energia, pertanto il costo complessivo a tonnellata, sarà di gran lunga superiore. E chi paga? I cittadini, sempre. Abbiamo quindi condiviso tali criticità con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani al fine di evidenziare le criticità del sistema che si sta introducendo". Così dichiara Alessandro Canovai, Presidente del Consorzio Italiano Compostatori – C.I.C..
Sia l’ANCI che il Consorzio ritengono necessario perseguire gli obiettivi di estensione a tutto il territorio nazionale delle raccolte differenziate finalizzate al conseguente raggiungimento delle percentuali di RD previste dalla normativa, rilevando che la nuova norma, al contrario, produrrebbe la drastica riduzione dell’occupazione e degli investimenti dell’intero settore del recupero dei rifiuti organici ed inoltre che il sistema proposto risulterebbe ambientalmente non sostenibile, incoerente con le normative comunitarie ed antieconomico per la collettività.
Le Associazioni chiedono pertanto lo stralcio dell’art. 41 dal DDL 1328-B ovvero in seconda istanza di limitare la portata della disposizione ai solo scarti agricoli e forestali, senza applicazione ai rifiuti organici (compresi sfalci e potature) di derivazione urbana.