Cop22, si accendono le luci di Marrakech con l'Accordo di Parigi già in vigore
Dal 7 al 18 novembre la ventiduesima conferenza Onu sul clima. Ad oggi sono 100 i paesi che hanno sottoscritto l'impegno a limitare le proprie emissioni per contenere l'aumento delle temperature entro 1,5 gradi
07 November, 2016
La Cop 22 di Marrakech è cominciata. La ventiduesima conferenza Onu sul Clima, a cui prendono parte 196 paesi del mondo, si svolge al sole del Marocco da qui al 18 novembre. Dodici giorni di incontri e appuntamenti che possono anche essere seguiti in diretta streaming dal sito ufficiale delle Nazioni Unite. L'Accordo Di Parigi, frutto della precedente conferenza sul clima svoltasi a dicembre scorso nella Capitale francese, è entrato in vigore il 4 novembre ad un mese dalla ratifica di 55 paesi che corrispondono al 55% delle emissioni globali climalteranti.
Secondo le ultime adesioni, tra cui quella dell'Italia avvenuta con inspiegabile ritardo nonostante gli annunci il 28 ottobre, ad oggi sono 100 i paesi che hanno sottoscritto l'impegno a limitare le proprie emissioni per contenere l'aumento delle temperature entro 1,5 gradi. Un obiettivo che si può raggiungere solo imprimendo una forte accelerazione al cambiamento, già irrimediabilmente in atto, del paradigma energetico globale che è ancora pesantemente sbilanciato verso le fonti fossili. Si tratta solo di capire come, visto che questo significherebbe mettere in atto profonde trasformazioni di quasi tutti i settori, dai trasporti, all'edilizia, dall'industria, all'agricoltura per diminuire drasticamente le emissioni di CO2.
Difficile che i 100 paesi firmatari e gli altri 100 circa che mancano decidano di cambiare le proprie economie quasi da un momento all'altro senza dei piani di decarbonizzazione ben precisi, che ad oggi non ci sono. Qualcosa però si sta muovendo, se è vero ad esempio che la Cina, uno dei primi inquinatori al mondo, responsabile di oltre un quarto della CO2 globale, ha bloccato la costruzione di nuove centrali a carbone e di questo passo inizierà a ridurre le proprie emissioni prima di quanto annunciato. Oppure che sia sempre maggiore la diffusione della mobilità elettrica che contribuisce a far sì che la flessione nella domanda di petrolio, anche questa già in atto, diventi irrimediabilmente forte.