Clima, 1.400 tra sindaci, aziende e università Usa sostengono l'accordo Parigi contro le dichiarazioni di Trump
Non è ancora chiaro se questi impegni possano compensare l'assenza di azioni forti a livello nazionale, ma alcuni esperti dicono che gli Stati Uniti potrebbero mantenere circa il 60 per cento del proprio impegno di Parigi attraverso gli sforzi di città, stati e imprese
07 June, 2017
"We are still in", siamo ancora dentro. È questa la dichiarazione con cui oltre 1400 tra sindaci, governatori, aziende e università statunitensi si dicono pronti a perseguire gli obiettivi climatici dell'accordo di Parigi nonostante la decisione di Donald Trump di rimuovere gli Usa dal patto siglato a dicembre 2015. Il documento è stato consegnato dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, ora inviato speciale dell'Onu per le Città e il Cambiamento climatico, al segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres e a Patricia Espinosa, segretario esecutivo dell'Unfccc.
"Uniamo le forze per dichiarare che continueremo a sostenere l'accordo della Cop21", nonostante l'annuncio dell'amministrazione Trump che "indebolisce uno dei pilastri chiave nella lotta al cambiamento climatico e danneggia la capacità del mondo di evitare gli effetti più pericolosi e costosi" del riscaldamento globale, si legge nel documento siglato da 200 sindaci, 9 Stati (California, Connecticut, North Carolina, Oregon, New York, Rhode Island, Virginia, Washington e Hawaii), 1000 aziende (tra cui Amazon, Apple, eBay, Facebook, Google, Ikea, Microsoft, Nike, Uber, Unilever) e 180 tra college e università.
Non è ancora chiaro se questi impegni possano compensare l'assenza di azioni forti a livello nazionale, ma alcuni esperti sono ottimisti. L'analisi del Sierra Club, rilasciata a marzo, ha determinato che gli Stati Uniti potrebbero mantenere circa il 60 per cento del proprio impegno di Parigi attraverso gli sforzi delle città, degli stati e delle imprese. Bloomberg ha detto che nei prossimi mesi si lavorerà a quantificare l'impegno climatico delle realtà aderenti, che sarà poi inviato all'Onu.
Alcuni Stati lanciano l'alleanza del clima
Subito dopo l'annuncio dell’amministrazione Trump di abbandonare l’accordo di Parigi, tre stati - California, New York e Washington - hanno lanciato la Climate Alliance degli Stati Uniti. Lunedi 5 giugno il numero totale di governatori aderenti era già salito a 13, incluso quello di Puerto Rico, e probabilmente se ne uniranno altri nei prossimi giorni. Da segnalare che due degli stati dell'Alleanza - Massachusetts e Vermont - sono guidati dai governatori repubblicani. I membri della Climate Alliance rappresentano più di un terzo del prodotto interno lordo del paese e insieme costituiscono la terza economia più grande dietro gli stessi Stati Uniti e la Cina. L'obiettivo dichiarato è quello di ridurre entro il 2025 le emissioni Usa dal 26 al 28 per cento rispetto ai dati del 2025.
Secondo alcuni addetti ai lavori tuttavia l'annuncio di Trump di uscire dal Paris Agreement è più una decisione simbolica, legata all’ossessione nazionalista sintetizzata dallo slogan “Make America Great Again", che un'azione realmente impattante. Almeno sul breve periodo. L’Accordo di Parigi prevede infatti tempi di uscita molto lunghi, quindi, come fa notare Stefano Caserini su Climalteranti.it, "la mossa di Trump non produrrà effetti concreti fino al 4 novembre 2020, data in cui gli Stati Uniti potranno formalmente abbandonare l’Accordo. La decisione di Trump avrà come principale effetto il disimpegno degli USA nel rilancio degli impegni di riduzione a livello globale, e i danni saranno soprattutto per gli stessi Stati Uniti".