Istat, pubblicato il ‘Rapporto SDGs 2018. informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia’
L’Istat ha il compito di costruire l’informazione statistica necessaria al monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese e a contribuire alla realizzazione di questo progetto globale. Da dicembre 2016 disponibili con cadenza semestrale gli indicatori per l’Italia dedicati agli Sustainable Development Goals
09 July, 2018
Il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato l’Agenda 2030 (Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development) che delinea a livello mondiale le direttrici delle attività dei successivi 15 anni, con lo scopo di porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità a tutti. Il documento – composto da 17 obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs), declinati in 169 target, che fanno riferimento a diversi domini dello sviluppo sociale ed economico – è il risultato di un processo preparatorio avviato in occasione della Conferenza Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile che si è svolta a Rio de Janeiro nel 2012.
In questo contesto, la costruzione del sistema informativo per il monitoraggio degli SDGs rappresenta una necessità per la comunità internazionale e per i singoli paesi che, a prescindere dai risultati raggiunti sulle tematiche specifiche, saranno in futuro dotati degli strumenti necessari all’osservazione dei fenomeni distintivi dello sviluppo sostenibile.
Nel 2017 la Commissione Statistica delle Nazioni Unite ha adottato un sistema di indicatori che vede al suo interno sia indicatori consolidati e disponibili per la gran parte dei paesi, sia indicatori che non vengono correntemente prodotti o che addirittura non sono stati ancora esattamente definiti a livello internazionale.
L’Istat, come gli altri istituti nazionali di statistica, ha il compito di costruire l’informazione statistica necessaria al monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese e a contribuire alla realizzazione di questo progetto globale. Pertanto, a partire da dicembre 2016 ha iniziato a rendere disponibili con cadenza semestrale gli indicatori per l’Italia sulla piattaforma informativa dedicata agli SDGs del sito.
Quest’anno, insieme al nuovo rilascio, è pubblicato il Rapporto SDGs 2018. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia. Prime analisi, che propone un aggiornamento e un ampliamento degli indicatori diffusi per il monitoraggio degli obiettivi dello sviluppo sostenibile, insieme a un’analisi del loro andamento tendenziale: un set aggiornato di 117 indicatori UN-IAEG-SDGs e, per questi, 235 misure nazionali.
Rapporto SDGs 2018 informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia
1- Povertà Zero. In Italia la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 30%, con una tendenza all’aumento. L’indicatore di povertà o esclusione sociale è multidimensionale e corrisponde alla quota di persone che presentano almeno una delle seguenti situazioni: 1) sono a rischio di povertà di reddito, 2) sono gravemente deprivate materialmente, 3) vivono in famiglie con una intensità lavorativa molto bassa. La povertà di reddito riguarda il 20,6% della popolazione; la grave deprivazione materiale il 12,1% e la quota di chi vive in famiglie con una intensità di lavoro molto bassa è del 12,8%. La situazione appare in peggioramento e le disparità regionali sono molto ampie. Nel 2017 si stima siano 5 milioni e 58mila gli individui in povertà assoluta.
2- Fame Zero. In Italia, un bambino su tre (6-10 anni) è sovrappeso, ma la tendenza è al miglioramento. Migliorano produttività e redditività delle piccole aziende agricole. Aumenta la superficie agricola investita in coltivazioni biologiche. Diminuiscono le emissioni di ammoniaca da parte del settore agricolo, in linea con gli obiettivi stabiliti dalle Direttive europee.
3- Salute e benessere. L’Italia ha da tempo raggiunto l’obiettivo posto dalle Nazioni Unite per la mortalità neonatale e per la mortalità sotto i 5 anni, collocandosi tra i Paesi con la più bassa mortalità infantile. Il tasso standardizzato di mortalità tra 30-69 anni per tumori maligni, diabete mellito, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche è in costante diminu - zione dal 2004. Il tasso standardizzato di mortalità per suicidio è in Italia più contenuto rispetto al resto dell’Europa. Tra il 2004 e il 2016 il numero di morti in incidente stradale si è quasi dimezzato. Frena il calo di lungo periodo, particolarmente deciso a partire dal 2009, della quota standardizzata di fumatori tra le persone con più di 14 anni.
4- Istruzione di qualità. Gli ultimi dieci anni hanno portato un diffuso avanzamento sul fronte dell’istruzione inclusiva. Il tasso di abbandono precoce è sceso, nel 2016, al 13,8%, rimanendo sostanzialmente stabile nel 2017 (14%). Il 26% dei 30-34enni ha completato l’istruzione terziaria, con ampie differenze territoriali e di genere. Aumenta la partecipazione degli adulti alle attività di istruzione e formazione.
5- Uguaglianza di genere. Diminuisce la violenza contro le donne, ma ne aumenta la gravità e rimane stabile la violenza estrema. Il divario di genere è ampio, pur se in diminuzione nel lavoro domestico e di cura non retribuiti. Riguardo alle donne nei luoghi decisionali, economici e politici, emergono se - gnali positivi, ma la presenza resta bassa. Per quanto riguarda la salute sessuale e riproduttiva delle donne e i diritti riproduttivi, è in continuo calo il tasso di abortività volontaria.
6- Acqua pulita e igiene. L’Italia ha il maggiore prelievo di acqua per uso potabile pro capite tra i Paesi dell’Unione europea: 156 metri cubi per abitante. L’indicatore relativo all’’efficienza della rete di distribuzione è in peggioramento. Il 10,1% delle famiglie italiane lamentano irregolarità nel servizio di ero - gazione dell’acqua nelle loro abitazioni, in aumento nel 2017. Sono in esercizio 17.897 impianti di depurazione delle acque reflue urbane, il 44,2% dei quali sono impianti di tipo secondario o avanzato che tratta - no il 59,6% dei carichi inquinanti potenziali generati sul territorio.
7- Energia pulita e accessibile. Il contributo delle fonti rinnovabili è cresciuto rapidamente, ma c’è una recente inversione di tendenza. È diminuita l’intensità energetica. È sta - bile la soddisfazione delle famiglie per il servizio elettrico. Cresce la quota di popolazione che non riesce a scaldare l’abitazione.
8- Lavoro dignitoso e crescita economica. L’evoluzione del Pil reale pro-capite mostra un evidente miglioramento negli ultimi anni. L’occupazione è in crescita negli ultimi quattro anni, ma nel 2017 il tasso di disoccupazione permane ancora su livelli no - tevolmente più elevati rispetto al periodo pre-crisi. Il tasso di mancata partecipazione al lavoro è quasi doppio rispetto al livello Ue. La quota di NEET, sebbene in lieve calo a partire dal 2015, risulta in crescita nel lun - go periodo. Il tasso di infortuni e inabilità permanente è in miglioramen - to nel tempo; i differenziali regionali sono però elevati. In crescita risulta la spesa pubblica per occupazione e protezione sociale dei disoccupati.
9- Industria, innovazione e infrastrutture. Nonostante l’inversione di tendenza registrata nel 2015, l’intensità di emissione di CO2 sul valore aggiunto diminuisce negli ultimi dieci anni. L’intensità di ricerca è in lenta progressione. L’incidenza di imprese che introducono innovazioni tecnologiche è diminuita nel triennio 2012-14 ma, secondo stime preliminari, risulta in forte aumento nel periodo più recente (2014-16). Dotazioni di personale della R&S in aumento, ma con forti divari regionali e rispetto all’Unione Europea. Il numero di lavoratori della conoscenza per 100 occupati è in aumento.
10- Ridurre le disuguaglianze. Fino al 2007, la crescita in Italia dei redditi della popolazione a più basso reddito è stata più elevata di quella dei redditi complessivi. Dal 2008, a causa della crisi economica, le flessioni osservate sono state più ampie per i redditi relativamente più bassi, mentre la fase di ripresa non ha comportato una riduzione delle disuguaglianze economiche. Nel 2016 l’Italia, con il 19,1% del reddito disponibile per il 40% più povero della popolazione, si pone al di sotto della media europea.
11- Città e comunità sostenibili. Si registra un tendenziale miglioramento del livello di inquinamento atmosferico da particolato, anche se con un aumento dei valori nell’ultimo anno. In costante diminuzione la quota di rifiuti urbani conferiti in discarica. Nessun miglioramento nella soddisfazione per l’utilizzo dei mezzi pubblici. Il dato sull’abusivismo edilizio è in crescita negli ultimi dieci anni con una lieve battuta di arresto negli ultimi due anni (19,4% nel 2017), ma con forti differenze territoriali. La spesa pubblica pro capite per la protezione delle biodiversità e dei beni paesaggistici è diminuita in dieci anni.
12- Consumo e produzioni responsabili. Il consumo di materia è in netto calo negli ultimi quindici anni, con una inversione di tendenza nell’ultimo periodo. Tra il 2010 e il 2016 la percentuale di riciclo dei rifiuti è aumentata di 10 punti percentuali. L’Italia si colloca però ancora al di sotto del target europeo al 2020. La quota di rifiuti oggetto di raccolta differenziata è più che raddoppiata rispetto al 2004, pur restando al di sotto degli obiettivi previsti dalla normativa nazionale. L’impatto del turismo sui rifiuti mostra una rilevante variabilità a livello territoriale.
13- Agire per il clima. Nel periodo 1995-2015 le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite di quasi 20 punti percentuali; la riduzione si è verificata a partire dal 2004, rafforzata successivamente anche dai minori consumi conseguenti alla crisi economica. La dissociazione tra la dinamica delle emissioni delle attività produttive e quella del Pil, osservabile con riferimento al complesso del periodo considerato, non è stata omogenea né costante. L’Italia (7,3) si posiziona al di sotto della media europea, pari a 8,8 per le emissioni di gas serra pro capite. Nel 2015 il 76,1 % delle emissioni è generato dalle attività produttive e la restante parte (23,9%) dalla componente famiglie.
14- La vita sott’acqua. In Italia, la superficie delle aree marine protette è pari complessiva - mente a 3.020,5 chilometri quadrati. I tre quarti delle aree protette si trovano in Sardegna, Sicilia e Toscana. La percentuale di coste balnea - bili sul totale della linea litoranea è pari al 67,2%. La quota di costa non balneabile comprende le zone che presentano rischi di natura igienicosanitaria o di sicurezza, ma anche le aree militari, i porti, le foci di fiumi e le aree soggette a tutela naturale. Le variazioni nel corso degli anni sia della estensione delle aree marine protette, sia della percentuale di costa balneabile sono molto lievi.
15- La vita sulla terra. Il 31,6% del territorio nazionale è coperto da boschi, la cui estensione è aumentata di oltre il 20% dal 1990 al 2015. Il sistema delle aree naturali protette ha raggiunto la copertura di circa l’80% delle aree chiave per la biodiversità e il 21,8% dell’intero territorio nazionale. Il consumo di suolo è in fase di rallentamento, ma continua ad avanzare a ritmo sostenuto. L’Italia è dotata di una straordinaria ricchezza di biodiversi - tà, sulla quale gravano tuttavia importanti minacce: oltre il 30% delle specie terrestri di vertebrati è a rischio di estinzione nel nostro Paese.
16- Pace, giustizia e istituzioni forti. Si riduce il tasso di omicidi di uomini nel corso degli anni. Nel caso del - le donne il tasso rimane stabile. La quota di popolazione vittima di ag - gressioni o rapine consumate è pari all’1,4%. Il 4,1% delle donne e lo 0,7% degli uomini in età compresa tra i 18 e i 29 anni sono stati vittime di violenze di tipo sessuale, prima dei 18 anni. Il 7,9% delle famiglie è rimasto coinvolto in almeno un caso di corruzione nel corso della vita. Diminuisce nel corso degli anni la quota di detenuti nelle carceri italiane in attesa di primo giudizio.
17- Partnership per gli obiettivi. La quota di reddito nazionale lordo destinata dal nostro paese all’APS cresce, in particolar modo nel 2016, mentre l’andamento dell’APS ai pa - esi meno sviluppati è stabile. Nel corso degli ultimi otto anni, l’incidenza di famiglie che accede a Internet tramite connessione a banda larga è cresciuta consistentemente, fino a superare il 70%, ma la variabilità ter - ritoriale è ancora elevata. In aumento la popolazione che utilizza Internet.
Fonte: Istat