‘Spreco di libri’, da Londra a Torino passando per Bologna c’è un mondo che trasforma il libro usato in un presidio di cultura e sostenibilità ambientale
Dalla londinese Kentish Town Little Book Club agli Equi-Libristi bolognesi passando per lo strano connubio a Torino tra la Scuola Holden e i migranti di Vivilibron, chi salva i libri non vuol sentire parlare di macero e così nascono una serie di iniziative per ridare dignità ai libri e alle loro storie.
21 February, 2019
Se il mondo delle case editrici punta buona parte del suo successo sulla gestione oculata dei magazzini per evitare di accantonare e stampare libri che non verranno mai venduti, un altro mondo parallelo si alimenta da questi sprechi trasformando il libro invenduto e usato in un presidio di cultura e sostenibilità ambientale.
Dalle piccole biblioteche passando per il book crossig sono tante le realtà che ridanno nuova dignità ai libri e alle loro storie che altrimenti finirebbero nel migliore dei casi al macero oppure nel cassonetto dell’indifferenziata e poi via in discarica o all’inceneritore.
Ci sono progetti che vanno ad aggredire proprio “lo spreco di libri” come quello di Vivilibron che a Torino salva letteralmente i libri dal rogo (dell’inceneritore, nda) grazie al lavoro certosino di migranti richiedenti - gi Ecomori - per poi ricollocarli in librerie gratuite sparse per la città. Mentre altre iniziative utilizzano le donazioni di case editrici e privati cittadini per alimentare e far crescere la voglia di lettura e cultura. Ricordate il bookcrossing? Si chiedeva di lasciare un libro per prenderne un altro. Adesso il problema da risolvere è che i libri più o meno usati di cui ci si vuole o deve sbarazzare sono molti, e si fa fatica a piazzarli persino se li si regala senza chiedere nulla in cambio.
Il Kentish Town Little Book Club di Londra
A Londra Francesco Calò ha realizzato in collaborazione con la London Overground la Kentish Town Little Book Club, una microlibreria a base volontaria, gratuita, libera e anonima che dal 2015 stimola alla lettura i viaggiatori della stazione ferroviaria di Kentish Town West e i residenti di Camden. Parliamo di una iniziativa davvero micro ma che rende bene l’idea di cosa significa salvare e restituire una nuova vita a degli oggetti che inevitabilmente diventerebbero rifiuti.
“Qui i libri – racconta Francesco - vengono donati da chiunque e possono essere raccolti da chiunque, temporaneamente o permanentemente. La libreria riceve in media circa 40 libri al mese sotto forma di piccole o medie donazioni e di solito i libri vengono presi dai passanti nel giro di poche ore. Data la sua natura per certi versi anarchica dell’iniziativa, la libreria è molto utilizzata dai senzatetto della zona. Non viene effettuata una vera e propria cernita dei libri donati, ma effettuo una specie di monitoraggio sui titoli per evitare che siano presenti volumi non adatti ai minori, in quanto la libreria è molto utilizzata anche dagli studenti delle scuole primarie locali. Per esempio ‘50 sfumature di grigio’ e i vari sequel vengono rimossi praticamente ogni settimana. La microlibreria si trova nella hall della stazione di Kentish Town West, inizialmente – chiosa Francesco - i libri erano posizionati in una struttura a scaffali come in una libreria tradizionale ma oggi, dopo il suo furto, ci arrangiamo con una originalissima cassa in legno”.
Salvare e regalare libri, la mission degli Equi-Libristi a Bologna e Roma
Da Londra ci spostiamo a Bologna dove Fabrizio racconta la sua esperienza di recupero e ridistribuzione dei libri attraverso una rete di locali, negozi, bar, ristoranti, studi medici e ambulatori che hanno messo a disposizione un po' del loro spazio per il progetto Equi-Libristi.
Come e quando nasce il progetto Equilibristi?
L’associazione ha quasi 10 anni e nasce dalla scoperta, fatta quasi per caso, di poter recuperare libri gratuitamente in una osteria di San Sepolcro. Lì trovammo dei libri e l’oste ci disse che se ci interessavano potevamo portali a casa perché erano in regalo. Chiedemmo il perché e ci spiegò che una associazione del territorio insieme all’editore romano Minimum Fax avevano avuto l’idea di recuperare libri e regalarli alle persone che frequentavano il suo locale invece di buttarli via. Da qui l’idea di replicare lo stesso progetto a Bologna, la nostra città, e così è stato. Un po’ alla volta, grazie al passa parola e al sito internet, abbiamo acquisito una certa notorietà che oggi ci permette di riceve giornalmente quattro richieste di recupero libri da tutta Italia. Ovviamente noi riusciamo a evadere solo quelle vicino ai territori che presidiamo, ossia quello di Bologna e Roma, dove un gruppo di volontari si occupa di questo. Di fatto noi li recuperiamo e li ridistribuiamo gratuitamente in un circuito di locali che hanno come denominatore comune il fatto che le persona aspettino. Quindi parliamo di bar, studi medici, dentisti, veterinari. Così facendo evitiamo che le persone che ci contattano buttino via i libri. Perché il motivo principale di chi ci contatta è semplice: devono liberarsi di questi libri. Noi siamo l’ultima spiaggia. Chi non riesce a venderli al Libraccio o Ibs prova a donarli alle biblioteche, e quelli che le biblioteche non si prendono provano a darli a noi o a altre realtà che raccolgono libri per poi rivenderli. Nel nostro caso noi non li vendiamo ma li regaliamo.
Quindi prima del cassonetto ci siete voi?
Diciamo di si ma cerchiamo di posizionarci un po’ prima. In linea generale la nostra attività è apprezzata e quindi in molti preferiscono donarci i libri invece che venderli al Libraccio per recuperare pochi euro. Quello che ci contraddistingue rispetto al bookcrossing è dato dal fatto che chi viene in contatto con la nostra iniziativa non deve sentirsi moralmente in obbligo di prendere un libro e portarne un altro. Un’altra caratteristica è data dal fatto che noi cerchiamo di mantenere le postazioni presidiate perché, dopo dieci anni di esperienza, abbiamo capito che se si abbandona una postazione – intesa come il luogo fisico dove vengono posizionati i libri – un po’ alla volta l’iniziativa perde interesse. Invece noi cerchiamo di stringere dei rapporti solidi con il barista, il medico o comunque il nostro referente all’interno del locale per fare in modo che ci avvisi quando i libri stanno terminando così da rifornire la postazione e tener vivo l’interesse nell’iniziativa.
Recuperate qualsiasi tipo di libro o fate una selezione a monte?
Abbiamo dovuto fare una scelta perché alcuni titoli non si riescono proprio a collocare. Ti faccio alcuni esempi. Nei luoghi dove lasciamo i libri, essendo di passaggio, non ha senso lasciare delle enciclopedie. Sono volumi da consultazione e se li lasciamo su di una mensola di un bar nessuno li prenderebbe. Per questo privilegiamo la narrativa e tutto ciò che è in un certo senso portatile, immaginando che una signora interessata a un libro, lo prende e lo mette in borsetta. Un gesto che difficilmente potrebbe fare con una enciclopedia.
Ci sono altri generi come gli Harmony o i Gialli Mondadori che non vengono presi, ne abbiamo circa 6 mila e non sappiamo che farne. Quindi abbiamo deciso di sospendere il recupero di questi libri. Un altro esempio sono i libri di religione e politica, non li ritiriamo più perché ci hanno accusato di essere partigiani. Una volta abbiamo recuperato una Bibbia e qualcuno diceva “ma perché c’è la Bibbia e non il Corano?”, oppure “perché c’è Il Colore dei Soldi o Indagine su Berlusconi e non Indagine su D’Alema?”. Quindi per evitare di incorrere in diatribe e problematiche di quel genere, e visto che siamo una associazione apolitica e aconfessionale da statuto non ci interessa schierarci perché crediamo che la cultura non abbia un colore politico né bandiera, abbiamo deciso di non lavorare su quei testi per evitare polemiche inutili.
Quanti libri vi vengono donati annualmente?
Posso farti una stima, il numero esatto non saprei dirtelo. La nostra è una attività da passatempo, quasi un hobby. Non è un lavoro ma semplicemente un qualcosa che ci appassiona e lo facciamo nel nostro tempo libero. Non abbiamo un gestionale, non riusciamo a catalogarli e contarli, abbiamo solo due garage dove conserviamo i libri. Inoltre abbiamo un ricambio abbastanza frequente che ci rende difficile una conta puntuale. Premesso questo, abbiamo fatto un po’ di stime e fino a oggi abbiamo recuperato circa 50 mila libri e distribuiti non più di 36 mila.
Visti i numeri in gioco, non avete mai utilizzato lo strumento del macero per liberarvi di quei titoli che proprio non vuole nessuno?
Mai, mai, mai. Siamo riusciti sempre a ricollocare tutto tranne le enciclopedie che abbiamo recuperato solo nel primo anno di attività, e grazie a quell’errore abbiamo capito e imparato cosa vale recuperare. Portare dei libri al macero è proprio qualcosa che non vogliamo fare.
Il posto più strano dove possiamo trovare i vostri libri?
A Bologna sul davanzale in via Pratello, sotto il portico di fianco a un locale dove ci sono delle signore che fanno la sfoglia a mano.
Ogni vostra postazione da quanti libri viene presidiata e ogni quanto tempo la rifornite?
Mediamente noi riempiamo una postazione una volta alla settimana. Però ci sono alcune postazioni che vanno rifornite tutti i giorni, ma non ci riusciamo. Per esempio il davanzale di via Pratello o alcuni locali ai quali abbiamo regalato delle sedie con il marchio Equi-Libristi sulle quali i commercianti espongono delle cassette che riempiamo di libri. Insomma in quei posti fuori dai locali dove le persone posso prendere i libri senza essere obbligate a entrare nei negozi vengono movimentati circa quaranta libri al giorno. Ma la vera differenza la fa il gestore del locale, perché se sposa l’iniziativa ha ottime possibilità di coinvolgere le persone. Per esempio c’è un bar a Bologna di proprietà di un ex librario e lui è il bar che distribuisce più libri e non a caso.
Com’è fare questo tipo di attività, come ci si sente a salvare, regalare e ridare dignità ai libri?
A noi romanticamente ci piace pensare che il libro che viene recuperato abbia ancora la possibilità di raccontare la storia che contiene. Ogni libro racchiude in se il talento e l’inventiva dello scrittore, e così tutti i libri da quello nuovo a quello usato hanno pari dignità. Ci piace pensare che quella storia contenuta nel libro verrà perpetuata per più tempo possibile.
A Torino richiedenti asilo e Scuola Holden insieme per salvare i libri dal rogo
Da Bologna risaliamo la pianura Padana fino a Torino dove Michele Cappetta, bibliotecario e responsabile della biblioteca Fronte del Borgo presso la Scuola Holden, racconta come la sua biblioteca si comporta con le donazioni dei privati.
La biblioteca Fronte del Borgo riceve donazioni?
Sì, le donazioni provengono da privati, enti e associazioni o progetti come Vivilibron.
E dalle case editrici?
Di tanto in tanto. Per esempio da Feltrinelli, che è partner della scuola Holden, arrivano le novità ma per quanto riguarda le altre case editrici queste donano qualche volume solo dopo una nostra richiesta.
Quindi la parte più consistente delle donazioni non arrivano dalle case editrici. Mediamente quante libri ricevete sotto forma di donazione?
Dipende. Solo i privati cittadini donano tra i dieci e i 20 libri a settimana e molto raramente, parliamo di un paio di volte negli ultimi cinque anni, arrivano delle donazioni di casse piene di libri.
Prima di proporre questi libri, fate una cernita?
Sì, prima di tutto verifichiamo se i titoli donati sono già presenti in biblioteca, se no procediamo con la catalogazione. Mentre gli altri vengono inseriti nella sezione dedicata al book crossing o nella libreria di Vivilibron (il progetto che salva e regala i libri dai cassonetti dei rifiuti del mercato del Balon) oppure vengono a loro volta donati ad altre biblioteche. Bisogna precisare che la maggior parte delle biblioteche rifiuta le donazioni da parte dei privati perché già cariche di libri, soprattutto le grandi biblioteche come per esempio la Civica Centrale di Torino.
Riceviamo spesso proposte di donazione da privati e ci rendiamo conto che l’acquisto dei libri cartacei rischia di diminuire sempre di più proprio perché, dopo averli letti, non se ne fa nient’altro che donarli o gettarli via. Fa riflettere che ci sia questo numero altro di donazioni. Onestamente questa situazione è positiva per le biblioteche e specialmente per quelle appena nate, ma non lo è per la letteratura in generale e specialmente per il settore della produzione dei libri.
Per una realtà come la vostra, capita di dover mandare dei volumi al macero?
No, facciamo di tutto per non farlo. Anche se mal messi proviamo a donarli ai nostri studenti o ai privati.
Hai parlato della libreria di Vivilibron, il progetto che salva i libri da incenerimento certo, quanti libri ricevete attraverso questa iniziativa? E che fine fanno questi volumi recuperati dai cassonetti ai quali viene data una seconda chance?
A seconda del periodo i libri che riceviamo attraverso Vivilibron si aggirano dai 50 ai 100 libri a settimana. Vista l’eterogeneità dei titoli vanno via molti più volumi di quelli che mi sarei mai aspettato, anche libri che non avrei reputato interessanti hanno una seconda vita. Un residuo di questi libri c’è sempre ma è bassissimo, intorno alle 10 unità ma nel giro di qualche settimana vengono presi anche quelli. A oggi, dopo l’ultimo arrivo di libri ne sono rimasti diciotto e scommetto che entro lunedì prossimo saranno meno di una decina.