Gli italiani e l'energia, al Forum QUALENERGIA i risultati del sondaggio Ipsos e il dibattito sul green new deal
Quale futuro per il Green New Deal Italiano? Oggi il secondo giorno di dibattito. Gli italiani e l’energia: 79% pensa che la riduzione dei consumi di energia elettrica aiuta a salvaguardare l’ambiente. Ecco i risultati dell’indagine Ipsos. Premiati 32 comuni marchigiani per le loro politiche sulla transizione energetica. Legambiente presenta i dati di Civico 5.0 sul patrimonio edilizio condominiale
04 December, 2019
Gli italiani sono convinti che l’energia da fonti rinnovabili sarà il prossimo futuro, anche se permane ancora dello scetticismo. È quanto emerge dal sondaggio Ipsos, Gli italiani e l’energia, presentato questa mattina a Roma in occasione della seconda giornata di Forum QUALENERGIA, l’appuntamento organizzato da Legambiente, Editoriale Nuova Ecologia, Kyoto Club, in partenariato con Cobat, per confrontarsi su come rendere la transizione energetica un’opportunità per imprese e cittadini.
Il 79% degli intervistati, infatti, ritiene che pur di salvaguardare l’ambiente dovremmo tutti essere disposti, fin da subito, a prestare molta attenzione al consumo di energia elettrica, facendo delle rinunce. In particolare, il 49% del campione è disposto a sostituire gli elettrodomestici con altri a minore consumo energetico, il 46% ad acquistare un’auto elettrica o ibrida (e il rispetto dell’ambiente e la mancata emissione di gas inquinanti sono le principali motivazioni di questa scelta), il 45% a risparmiare sull’utilizzo dei condizionatori, il 43% risparmiare sull’utilizzo del riscaldamento in inverno, il 25% a ricorrere a forme di sharing mobility. Nonostante la situazione ambientale sia una preoccupazione a livello globale - il 78% delle persone teme che siamo vicini a un’apocalisse ambientale - l’eventualità di pagare un sovrapprezzo su energia e gas per favorire gli investimenti in fonti rinnovabili non convince tutti: il 49% del campione si dimostra disponibile, ma è comunque disposto a pagare molto poco, mentre l’altra metà non lo è. Per gli italiani, il settore energetico potrebbe fungere da traino per un modello di sviluppo sostenibile, ma le aziende che ne fanno parte non godono di un elevato favore e anche a livello globale devono affrontare importanti sfide a livello reputazionale.
“I risultati del sondaggio – commenta Francesco Ferrante, vice presidente del
Kyoto Club - confermano che le persone, così come molte imprese, sono più
avanti della politica. Sono infatti più consapevoli della crisi climatica,
della necessità di utilizzare fonti energetiche rinnovabili in sostituzione
delle fossili e si capisce che sono anche disposti a cambiare stili di vita. Ed
è positivo anche che si cominci a capire che questo necessario cambiamento non
debba per forza significare costi elevati. Sta ora alla politica finalmente
capire questo messaggio e adeguare le normative per rispondere correttamente a
queste esigenze”.
La
seconda giornata dell’incontro, intitolato Quale Green New Deal,
prosegue con dibattiti tematici, dedicati al
rapporto tra scelte politiche ed economia circolare, alla transizione
energetica e all’adattamento climatico, alla decarbonizzazione del settore
edilizio, alla mobilità, al patto dei sindaci delle Marche quale strumento di
pianificazione e di governance per il cambiamento.
Tra i partecipanti della sessione sull’economia circolare insieme al presidente di Legambiente Stefano Ciafani: Chiara Braga, Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici Camera dei Deputati, Elena Cervasio, Sales Marketing and Training Director BSI Italia, Monica Frassoni, Presidente EU ASE European Alliance To Save Energy, Giancarlo Morandi, Presidente Cobat, Rossella Muroni, Commissione Ambiente Camera dei Deputati, Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola, Domenico Rinaldini Presidente Ricrea.
“L’economia
circolare - dichiara
Stefano Ciafani - non è solo un modo per uscire dalle emergenze rifiuti che ancora ci sono,
come dimostrano le città di Roma e Palermo, significa anche creare economia sul
territorio, investimenti e occupazione. L’Italia ha una leadership internazionale
sull’economia circolare, che deve consolidare e sviluppare: dobbiamo
implementare l’innovazione nella progettazione dei prodotti, aumentare la
raccolta differenziata seguendo il modello di Milano e realizzare tanti nuovi
impianti di riciclo diffusi sul territorio, a partire dal centro sud,
rispettare l’obbligo degli acquisti verdi in tutti gli appalti pubblici,
sviluppare la prevenzione e il riciclo dei rifiuti speciali. Per raggiungere i
target di riciclo europei le tecnologie non ci mancano, ma servono gli
impianti, a partire da quelli di digestione anaerobica e compostaggio, e
semplificare al massimo le operazioni di riciclo, con l’emanazione veloce di
tanti decreti end of waste, superando tutti gli ostacoli inutili emersi fino ad
oggi”.
“Se il Paese non si decide a fare scelte
politiche chiare - aggiunge il
presidente del Cobat Giancarlo Morandi - che valorizzino un’economia
circolare che qui è già una realtà, renderemo vani gli sforzi di tante
eccellenze italiane in un mercato europeo in cui i concorrenti possono invece
contare su nazioni che applicano la normativa più all’avanguardia. È una
questione economica, ma anche di efficienza nell’uso della materia e di
diminuzione dell’impatto ambientale della produzione. E, si badi, non è mera
forma: non basta cambiare nome a un sistema produttivo anacronistico, apponendo
aggettivi come ‘circolare’ o ‘sostenibile’. Bisogna rivoluzionare quel sistema
produttivo, partendo proprio da quelle realtà che, nel loro piccolo, da anni
contribuiscono a questo enorme cambio di paradigma”.
Alla sessione dedicata alla mobilità nel nuovo piano Clima Energia
danno il proprio contributo Veronica Aneris, Manager for Italy Transport and
Environment, Anna Donati Coordinatrice Mobilità Sostenibile Kyoto Club,
Dario Dongo Presidente Égalité, Dino Marcozzi Segretario Generale MotusE.
Su transizione energetica e adattamento climatico intervengono il Vice Ministro Infrastrutture e Trasporti Giancarlo Cancelleri, Manuela Bora, Assessora Energia Regione Marche, Maurizio Mangialardi, Presidente Anci Marche, Pasqualino Piunti, Sindaco di San Benedetto del Tronto, Giovanni Addamo, Responsabile Sistemi Territoriali Area Regioni Centrali Enea, Sabrina Santelli, Assessora Attività Produttive Comune di Pergola, Sergio Fabiani, Presidente Provincia Ascoli Piceno, Filippo Gasperi, Sindaco di Gradara, Paolo Calcinaro, Sindaco di Fermo, Adriano Maroni, AD Menowatt Ge. In apertura della sessione dedicata al Patto dei sindaci delle Marche, l’Amministratore Unico di SVIM Agenzia Sviluppo Regione Marche, Gianluca Carrabs spiega: “La Regione Marche ha riconosciuto nel Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia un importante strumento orientato al raggiungimento degli obiettivi energetici comunitari, nazionali e regionali e ha indicato in SVIM, l’Agenzia di Sviluppo della regione Marche, il soggetto attuatore della strategia stessa. Dopo che SVIM nel 2019 è stata presa ad esempio come modello virtuoso sia dall’Unione europea che dall’ENEA, oggi a Roma vogliamo partecipare a questo forum al fine di presentare le nostre best practices che ci hanno fatto raggiungere il numero di 131 Comuni marchigiani coinvolti con altri 30 in fase di adesione”.
A
seguire la premiazione di 32 comuni marchigiani
per aver contribuito attivamente alle politiche su transizione energetica,
adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici. Il Patto dei Sindaci
riunisce 7.000 enti locali e regionali in 57 Paesi; è su base volontaria e i
firmatari si impegnano a raggiungere l’attuazione dell'obiettivo comunitario di
riduzione del 40% dei gas a effetto serra entro il 2030 e l'adozione di un
approccio comune per affrontare la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti
climatici.
L’ultima parte della XII edizione del Forum QUALENERGIA è dedicata a come accelerare la decarbonizzazione del settore edilizio. Partecipano Roberto Morassut Sottosegretario Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Riccardo Bani AD Veos, Simone Benassi Responsabile Progetto Vivi Meglio Enel X, Maria Elena Hugony Communication and Marketing specialist Teicos, Federico Palmas, Cohousing Porto15, Nicola Ravagli, Fassa Bortolo, Marco Rosso, Vice Presidente ANCE Torino, Wolfram Sparber, Head of Institute for Renewable Energy, Eurac e Katiuscia Eroe, Responsabile Energia Legambiente che presenta i risultati della Campagna di Monitoraggio Civico 5.0. sul patrimonio edilizio condominiale.
Civico 5.0 si aggiunge alla campagna termografica di Legambiente Tutti in classe A portando l’analisi anche all’interno degli appartamenti, per capire problemi e difetti di comportamento delle pareti e delle strutture, ampliando lo spettro delle indagini anche ai consumi elettrici, all’inquinamento indoor, acustico e all’analisi dei fumi delle caldaie con l’obiettivo di fornire un quadro complessivo qualitativo dello stato di salute dei luoghi in cui si vive. I tecnici di Legambiente, in questi anni, hanno visitato 12 regioni, 22 condomini e hanno raggiunto 36 famiglie. Oggi l’edilizia è la seconda voce di consumo energetico dopo i trasporti e produce il 40% delle nostre emissioni climalteranti. Il 70% dei consumi energetici complessivi riguardano il fabbisogno di riscaldamento e raffrescamento delle nostre case e molta energia viene dispersa in edifici che troppo spesso sono autentici colabrodo. Intervenire sui 1,2 milioni di edifici condominiali italiani (di cui l’82% è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa sull’efficienza energetica in edilizia) permetterebbe di aiutare le famiglie a risparmiare energia e di mettere in sicurezza edifici che sono stati realizzati in aree a rischio sismico e idrogeologico. Investire in questa direzione contribuisce in modo sostanziale alla lotta alla povertà energetica che oggi costringe circa 9 milioni di persone a rinunciare a riscaldarsi o ad accendere la luce.
Secondo lo studio di Eurac Research - che considera gli scenari energetici ottimali e il loro impatto sul carbon budget - lo scenario avanzato 2030 considera che il 30% degli edifici dovrebbe essere risanato dal punto di vista energetico. I ricercatori hanno infatti individuato uno scenario avanzato per il 2030 in grado di ridurre le emissioni di CO2 di un ulteriore 10% e mantenere invariata la spesa energetica rispetto al PNIEC (Piano nazionale integrato energia e clima) con interventi in tutti i settori, ma in particolare con una forte spinta della mobilità elettrica, delle rinnovabili per il settore elettrico e dell’efficienza energetica.