Formigoni: «No all’uso dell’olio combustibile Rischiamo un’impennata dell’inquinamento»
Il governatore a Scajola: «La Lombardia ha una situazione geografica critica, anche la Ue ha riconosciuto che è difficile disperdere le sostanze nocive» - da Il Corriere della Sera del 24.01.2006
24 January, 2006
MILANO - «Olio combustibile al posto del metano? No grazie». La Lombardia chiede una deroga al governo sul decreto Scajola. Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, aveva già scritto sabato al ministro. Ieri gli ha mandato un nuovo documento e poi gli ha parlato a lungo al telefono. Risultato? «Scajola ha riconosciuto la fondatezza delle mie argomentazioni». Formigoni è invece disponibile a una riduzione delle temperature massime consentite in abitazioni e ufficio. Proprio nei giorni scorsi aveva convocato una conferenza stampa al Pirellone presentandosi in maglione e con tre termometri da tavolo («Pagati di tasca mia») per richiamare appunto al rispetto dei tetti di 22 gradi previsti per case e uffici e di 20 gradi per industrie e laboratori. E ieri 25 ispettori della Regione hanno affiancato i tecnici del Comune in una serie di controlli a campione. Prima verifica negli uffici comunali di Piazza del Duomo. E prima sorpresa: oltre 26 gradi. Immediata ingiunzione a rientrare entro i limiti, altrimenti, se pescati di nuovo sopra i 22 gradi, scatterà una multa. Al Pirellone invece tutto regolare?
«Guardi il termometro - sorride Formigoni -. Sessanta euro mi è costato. Ventuno gradi punto uno».
Perché ha detto no all’olio combustibile in luogo del metano nelle centrali termoelettriche lombarde?
«Perché inquina troppo».
E nelle altre Regioni non inquina?
«Il fatto è, come ho scritto a Scajola, che la Lombardia è caratterizzata da una situazione geografica riconosciuta dalla stessa Unione europea come una delle più critiche dal punto di vista della dispersione degli inquinanti atmosferici. La situazione è critica e non per nostra negligenza: manca il ricambio d’aria. Ed è proprio per questo che negli anni scorsi abbiamo attuato importanti misure di intervento come la conversione a gas naturale delle centrali termoelettriche perché questo consente di contenere l’impatto complessivo sulla qualità dell’aria».
Ma se il gas non basta e si rischia di restare tutti al freddo?
«Ovviamente non sono un irresponsabile. È chiaro che di fronte a un rischio serio e comprovato di black out (ripeto, però: soltanto in questo caso) non mi tiro indietro. Ma a precise condizioni».
Quali?
«Il ritorno all’olio combustibile non può essere autorizzato per 90 giorni, come sembra prevedere la bozza di decreto. Il massimo dei massimi può essere 30 giorni. E soltanto nelle centrali attrezzate per il più efficace contenimento delle emissioni. E con l’impiego di combustibili senza zolfo. E sotto il controllo diretto della Regione. E prevedendo compensazioni, cioè finanziamenti, da utilizzare per le politiche ambientali».
Sulla riduzione delle temperature degli impianti di riscaldamento invece è d’accordo?
«Certo che sono d’accordo. Sono stato il primo a proporla. Di fronte a un’emergenza e fatti salvi asili e ospedali, non sarebbe irragionevole spiegare al Paese che bisogna rinunciare a un paio di gradi e indossare un maglioncino anche in casa».
Claudio Schirinzi