Migliaia contro gli inceneritori
Manifestazione pacifica di uomini, donne e bambini. Fischi in via Cavour all´indirizzo della Regione. La gente della Piana in corteo dalla Fortezza a piazza Repubblica - da La Repubblica del 29.01.2006
02 February, 2006
<b>CLAUDIA RICONDA</b>
Arriva la Piana e la piazza scompare. I tavolini dei caffè storici, la giostra dei bambini, le bancarelle dei turisti. Non c´è più nulla, non si vede più nulla, alle cinque di pomeriggio, in piazza Repubblica. Scompare tutto, di fronte a questa grande cosa che sciama e che invade, gli spazi e gli sguardi, con uno striscione in mano, una fisarmonica in spalla, la forza di chi reclama un diritto. Ordinata, pacifica, decisa. Questa cosa fatta di bambini e di nonni, di giovani dei centri sociali e di parrocchiani, di ambientalisti e marxisti, di politici e di casalinghe. La Piana. Arrivata in pullman e in treno per portare a Firenze i suoi cinquemila no agli inceneritori. Con la forza dei numeri, la polizia dirà poi che erano quattromila, e la certezza di poter contare: «E´ in gioco il nostro futuro: gli inceneritori avvelenano, la Regione ci deve ascoltare».
Ci mette più di cinque minuti e tutto il fiato che ha, Valeria Nardi, del coordinamento dei comitati della Piana che insieme a Greenpeace e Wwf hanno organizzato la manifestazione, a leggere al microfono tutti e 140 i nomi dei comitati e delle associazioni che hanno aderito alla protesta. «Li voglio nominare tutti, perché questa battaglia è di tutti. Non ci divideranno, la Regione non ci schiaccerà con la logica del campanile per cui l´inceneritore va bene purché non sia nel mio giardino. Noi diciamo no a tutti gli inceneritori: a quelli che ci sono e a quelli che la Regione vuole realizzare, da Case Passerini a Calice. Siamo tanti e siamo diversi, ma siamo uniti ed è questo che conta». Una Piana unita, sì, ma anche allargata, che esce dai confini fiorentini, pratesi e pistoiesi, e contagia nella sua protesta tutti coloro, tra associazioni, partiti (da Rifondazione ai Verdi a Unaltracittà), e singoli cittadini, che chiedono una diversa politica dei rifiuti e un maggior rispetto della salute e del territorio. Una Piana così allargata da avere al suo fianco anche quell´Italia che si batte contro le speculazioni delle grandi opere e che si affanna per non respirare la diossina di altri inceneritori costruiti contro la volontà della popolazione. Ci sono quelli della Val di Susa, una delegazione del comitato che si batte contro l´alta velocità, Luca che prende il microfono e urla: «Siamo solidali con voi! La lotta comune paga! Grandi opere, saccheggio del territorio, inceneritori che inquinano: rientra tutto nella stessa logica. Opponiamoci! Dalla Val di Susa vi lasciamo questo messaggio: è solo l´inizio e sarà dura! Per noi e voi, ma soprattutto per loro!». E ci sono i napoletani di Acerra, i cittadini che hanno dormito per mesi davanti ai cantieri del nuovo inceneritore: «Ma per fermarci ci sono voluti mille poliziotti. Da noi non c´è più democrazia, abbiamo il commissario prefettizio da dieci anni, ma voi almeno avete ancora degli interlocutori istituzionali: fatevi ascoltare» dice il sindaco di Acerra. Ed è quello che chiedono i comitati della Piana e tutti quelli che sfilano con loro: farsi ascoltare dalla Regione, aprire un tavolo comune dove contino anche i cittadini. Regione che viene bersagliata di fischi quando il corteo passa sotto gli uffici di via Cavour. «Martini, esci a contarci!» gli urlano. «Non siamo né folli né utopisti, le alternative agli inceneritori esistono: raccolta differenziata all´80 per cento e trattamento del restante negli impianti a ciclo freddo. Altri paesi stanno già attuando questa politica, l´Australia e l´Inghilterra: può farlo anche la Toscana. Di questo vogliamo discutere» dice Claudio Tamburini, del coordinamento della Piana: «La Regione sta prendendo decisioni fondamentali per la salute dei cittadini, e lo fa senza una larga partecipazione e senza fornire una documentazione e un´informazione chiara e corretta ai cittadini». Gli inceneritori avvelenano, dice alla folla Massimo Gulisano, docente universitario, uno dei 130 medici che hanno sottoscritto il documento-denuncia sui rischi alla salute provocati dagli inceneritori: «Parlare di emissioni sostenibili è una stupidaggine. I filtri di questi impianti non sono sufficienti a bloccare le nanopolveri cancerogene. Lo dicono gli studi pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche del mondo. Vogliamo accettare questo rischio?». La risposta è un no urlato da cinquemila bocche diverse.