E il cassonetto dove lo metto?
Nei quartieri problemi e «soluzioni condominiali» dove la differenziata è ormai una realtà - da La Stampa del 13.04.2006
13 April, 2006
<b>Monica Perosino</b>
È inutile fare tante storie: che ci piaccia o no dalle strade i cassonetti dell’immondizia devono sparire. Il regolamento comunale prevede che entro pochissimi anni ogni condominio si dovrà adeguare alla raccolta differenziata con gli appositi contenitori - carta, organico, vetro e lattine, plastica - e lo dovrà fare «ospitandoli» nei cortili interni delle case. La decisione è stata presa perché con i vecchi bidoni e campane si sarebbero riusciti a riciclare solo il 50 per cento dei rifiuti, peccato che la cattiva abitudine a non separare la spazzatura porti «solo» al 35 per cento e i bidoni rimangano spesso mezzi vuoti. Da qui l’idea di piazzare i cassonetti nei cortili, per incentivare la differenziata e, effetto positivo da non sottovalutare, per togliere gli antiestetici contenitori di plastica verde dalle strade. In alcune zone e quartieri la raccolta «porta a porta» è già iniziata da due anni, con 30 mila torinesi serviti con il nuovo sistema. Sembra funzionare: a Regio Parco, Campidoglio, Falchera, pre collina e collina, Barca, Bertolla e Mirafiori sono arrivati al 60 per cento di differenziata. Ma i problemi, soprattutto organizzativi, non mancano. Ci sono case, ad esempio, che un cortile abbastanza ampio non ce l’hanno: «Dove li mettiamo i cassonetti - chiede Marilinana Cossu, mentre mostra il cortile di 30 metri quadri del suo palazzo, in via Artisti -. Li impiliamo uno sull’altro e ci facciamo una bella torre?». Anche quando lo spazio c’è il problema di chi si occupa del trasporto dei cassonetti in strada resta una delle principali resistenze. La raccolta «porta a porta» prevede, infatti, che a giorni predefiniti un incaricato di condominio trascini i bidoni sul marciapiede per permettere ai camion Amiat la raccolta.
Ad alcuni va di lusso: «Da noi viene direttamente l’incaricato dell’Amiat - spiega Annamaria Marrazzo, di via Nomis di Cossilla 23, a Mirafiori - le 90 famiglie del nostro condominio hanno deciso di lasciargli le chiavi del cortile, così lui entra e fa tutto da solo». Ma la soluzione non potrà essere condivisa da molti, soprattutto man mano che la raccolta «porta a porta» riguarderà tutta la città, a meno di non dotare gli operatori Amiat di carriole per trasportare le chiavi di centinaia di migliaia di cortili. Altro punto dolente è il «reparto organico»: nessuno, neanche i più collaborativi, ha intenzione di tenerselo in cortile: «Pensate a chi come noi vive al primo piano - aggiunge Annamaria Marrazzo - avremmo l’odore di spazzatura sempre nel naso, per non parlare di quando arriva l’estate». Anche le 94 famiglie dei palazzi di via Gaidano 92 e via Rubino 52 e 54 di tenersi i rifiuti organici in cortili non ci pensano neanche e da qualche mese hanno trasferito i cassonetti dal cortile ad una stradina privata dietro uno dei condomini: «Purtroppo non c’è abbastanza senso civico - dice Vito Verdoliva, ex operaio Teksid e responsabile di scala dei palazzi -: non tutti sciacquano le bottiglie prima di buttarle e non differenziano bene la carta dalla plastica. Ma il nostro problema è soprattutto economico: per alcuni il contributo per pagare qualcuno che sposti i cassonetti in strada è un costo troppo alto, quindi l’opzione cortile è stata sostituita dalla via privata. Almeno non sono in mezzo alla strada...». C’è anche chi, nonostante abbia risolto il problema trasporto pagando un «obolo» a un condomino volenteroso, segnala altre note dolenti: «Guardi che disastro - dice Ernesto Bertania, residente in via Villa della Regina 1, dietro la Gran Madre, mentre indica un mucchio di rifiuti accatastati nel suo cortile -, gli operatori Amiat passano troppo di rado e qui si formano montagne di carta e sacchi. Certo, il problema è anche di chi ricicla, che ancora non lo fa come si deve, ma mi domando perché dobbiamo pagare qualcuno che porti fuori i cassonetti: la tassa rifiuti già la paghiamo, ma di rifiuti rimaniamo sommersi».