Differenziata e riciclaggio meglio dell´inceneritore
La proposta è di mettere in un "parco" le attività delle aziende interessate al recupero rifiuti - da La Repubblica 23.07.2006
24 July, 2006
GIUSEPPE FORNARI *
Sono un ingegnere vecchio stampo, e, come tale, se una cosa non è ben chiara, fatico a capirla, anzi spesso non la capisco proprio. E il progetto di inceneritore che viene proposto per Genova - anche a prescindere dai rilevanti ed ineludibili aspetti sulla salute già da altri evidenziati - presenta almeno due aspetti per me incomprensibili.
Primo, il dimensionamento. Il Piano Provinciale dei rifiuti, basato sui dati storici dal 1997 al 1999 e aggiornato a oggi, fissa la produzione di rifiuti da incenerire in 330.000 tonnellate all´anno. Ma allora perché il progetto di riferimento dell´inceneritore indica una capacità nominale di ben 500.000 tonnellate all´anno, realizzata con tre linee ciascuna da 166.000 tonnellate all´anno, ottenendo così un sovradimensionamento dell´impianto pari al 50%?
In pratica è stata aggiunta ex novo una terza linea completa, assolutamente non necessaria per garantire la disponibilità dell´impianto, come ha maldestramente cercato di giustificare il suo progettista, ma che serve esclusivamente per coprire anche la crescita di produzione dei rifiuti da incenerire programmata per i prossimi tre decenni: infatti, moltiplicando l´incremento dell´1,7% all´anno (ricavabile dai dati storici del Piano Provinciale) per 30 anni, si ottiene proprio il sovradimensionamento del 50%. In contrasto con tutte le prescrizioni di legge sul contenimento all´origine, sul recupero e sul riciclaggio, si prevede quindi che la produzione di rifiuti aumenti a pieno ritmo e si impone che sia tutta da incenerire. Ma se proprio ci si fosse voluti cautelare di fronte a un possibile aumento nella produzione dei rifiuti, si sarebbe potuto solo predisporre le aree ed i servizi per un´eventuale terza linea, da realizzare successivamente, se proprio indispensabile. Se invece, molto più correttamente, si fosse programmata una diminuzione nella produzione dei rifiuti, non solo non si sarebbe prevista la terza linea, ma si sarebbe dovuto imporre un impianto che potesse funzionare in maniera economicamente valida anche con una sola linea in esercizio. Ma forse l´impresa dell´inceneritore, se dimensionata in base alla produzione prevista nel Piano Provinciale, non sarebbe risultata affatto conveniente dal punto di vista economico.
Secondo, il recupero del calore. Una fonte non sospetta, il direttore dell´Amsa (l´Amiu milanese), ha dichiarato che uno dei principali vantaggi dell´inceneritore è la sua capacità di fornire non solo energia, ma anche calore a basso costo per il riscaldamento di uffici, supermercati ed abitazioni private, cioè per il cosiddetto teleriscaldamento. Con tale calore, attraverso opportuni impianti, si può produrre anche il condizionamento estivo. In questo modo il recupero energetico complessivo salirebbe dal 25% al circa il 60% e si risparmierebbe almeno una parte importante dell´inquinamento proveniente dal riscaldamento invernale e dalle centrali elettriche che alimentano in estate i condizionatori. Peccato che fare del teleriscaldamento, partendo da Scarpino, sia praticamente irrealizzabile. Tutto ciò evidenzia un fatto a tutti ben noto: ammesso che si facciano, è condizione necessaria che gli inceneritori vengano realizzati in una zona baricentrica rispetto alla produzione dei rifiuti, condizione che, vera in passato, resta vera anche oggi. Per due semplici motivi: primo, per minimizzare il costo e le servitù del trasporto dei rifiuti attraverso tutta la città; secondo, per massimizzare il beneficio del teleriscaldamento, producendo il calore vicino all´area dove serve. Il tanto reclamizzato caso dell´inceneritore di Vienna è una chiara esemplificazione di tutto ciò. Ma, quando, come nel caso di Scarpino, queste condizioni vengono a cadere entrambe, quali benefici restano? Nessuno, restano solo i problemi sanitari, incrementati da un impianto sovradimensionato per tentare di bilanciare economicamente l´assenza del teleriscaldamento.
A questo punto, da ingegnere vecchio stampo, potrei suggerire che l´Amiu si dedichi non solo a una raccolta differenziata veramente rilevante, ma anche al progetto di un "Recycling Park", dove localizzare le attività di tutte quelle aziende interessate a realizzare un piano di recupero e riciclaggio dei rifiuti realmente valido sia dal punto di vista economico che occupazionale.
* ex responsabile laboratori centrali R & S Ansaldo