Campania - L’altra faccia dell’emergenza
Intervista a Giulio Facchi, ex sub-commissario della Regione Campania. “Bisogna andare alla base dell’emergenza”
27 October, 2006
Che si debba investire sulla differenziata e sull’impiantistica, è il refrain che accompagna da sempre la crisi (permanente) campana. Proviamo ad analizzare con Giulio Facchi, ex sub-commissario governativo e braccio destro di Bassolino, la situazione attuale.
<b>Ormai passata l’ultima fase acuta dell’emergenza campana, cosa rimane?</b>
Andrei molto cauto nel definire conclusa la fase acuta. Ormai si usa come indicatore la città di Napoli, ma se Napoli è uscita dalla crisi, sono molti i comuni che ancora sono sommersi dai rifiuti. In realtà, il fatto che la crisi sia meno visibile, non significa che sia stata risolta. Ormai la fase acuta dell’emergenza è solo mediatica.
Continuano gli stoccaggi selvaggi e, giusto per dare un riferimento, ancora non sono stati rimossi i rifiuti stoccati nel 2000
<b>In un’intervista a Eco dalle Città, il presidente di Legambiente Buonomo indica come data per la risoluzione definitiva della complicata situazione campana il 2010. La considera credibile, come stima?</b>
Si, potrebbe esserlo, se ci saranno le giuste premesse.
Alla fine del mio mandato, feci una relazione di 600 pagine analizzando quali fossero le cause strutturali dell’emergenza. Se non si andrà alla radice, eliminandole, non sarà possibile sciogliere il nodo Campania.
<b>E quali sono le cause strutturali?</b>
Per anni il settore della raccolta rifiuti è stato individuato come il principale ammortizzatore sociale. Tanto per fare due numeri, il commissariato ha assunto 21000 addetti alla raccolta, i comuni altri 3000. E se i costi dei primi tre anni erano addolciti da sgravi per le assunzioni agevolate, dopo i costi si sono fatti sentire!
<b>Quanto incide la criminalità organizzata sulla crisi?</b>
Molto.
Una delle mie ultime azioni prima della scadenza del mio mandato, ho “fatto fuori” tutte le 18 aziende private che operavano nel settore della raccolta rifiuti. Di queste 8 hanno avuto dei certificati antimafia negativi, quattro sono finite in amministrazione controllata prima e poi in fallimento e due hanno rinunciato all’incarico. Uno dei nodi strutturali da sciogliere per risolvere la questione è quello del rapporto fra criminalità organizzata, ecomafie e il servizio di raccolta.
Se non si risolve questo problema, tutto il resto diventa un palliativo. E’ chiaro che servono raccolta differenziata e impianti, ma in un contesto nuovo e pulito.
Ho segnalato più volte agli organi competenti la questione, ma solo due deputati si sono dimostrati ricettivi su questa faccenda: Russo e Sodano
<b>Come valuta l’operato del governo?</b>
Sinceramente mi chiedo come si possa pensare di lavorare alla risoluzione dell’ingarbugliata soluzione campana senza sedersi ad un tavolo e valutare attentamente tutte le cause reali che stanno dietro alla stessa.
Il governo attuale sta rimettendo mano al Codice Ambientale, rivedendo il decreto Ronchi. Mi spiace molto che chi per anni si è fatto un’esperienza sul campo, non venga interpellato. Personalmente ho fatto cinque anni al commissariato, “sulla strada”, a vedere dove e come nascessero i problemi. Penso che non fare tesoro di esperienze simili sia un grave errore.
L’emergenza campana rischia di diventare un susseguirsi di risoluzioni-tampone. Purtroppo questa questione rischia di diventare esclusivamente una vicenda giudiziaria. Manca un ragionamento politico e di contesto.
<b>Proviamo a sintetizzare: quali i nodi da sciogliere per poter lavorare serenamente e con efficacia su differenziata e impiantistica?</b>
La matassa da sbrogliare è quella degli incroci fra superficialità e demagogia, malaffare, camorra e politica.