Amiat e il Porta a Porta
Le nuove isole ecologiche interrate, la risposta alle proteste e una soluzione: "Incentiviamo alla differenziata" - Intervista a Claudio Sola, direttore generale AMIAT
14 November, 2006
<b>Dott. Sola, cominciamo dalle novità relative alla raccolta differenziata torinese: le aree ecologiche interrate. Di cosa si tratta?</b>
Fare la raccolta differenziata in una città come Torino non è semplice. La conurbazione varia di zona in zona, e con essa la densità abitatuiva. Inoltre ci sono differenze di tipo edilizio: spesso i caseggiati non hanno i cortili, o li hanno adibiti ad altre attività, oppure non sono accessibili ai nostri mezzi. Risulta quindi difficile creare un servizio standard che vada bene in ogni zona della città. In più bisogna dire che il sistema che adottiamo, ovvero quello dei bidoni per le 5 frazioni nei cortili, è quello che maggiormente responsabilizza i cittadini, ma non è detto che sia il migliore. Ha difetti e limiti, ma è su questo che lavoriamo.
Detto questo bisogna incentivare i cittadini che vogliono fare la differenziata. La scelta di fare aree ecologiche interrate in alcune zone della città è figlia di questo ragionamento. Inizialmente le aree saranno cinque, posizionate dove il servizio porta a porta classico non è efficace per uno qualsiasi dei motivi sopra elencati: via Reiss Romoli, Piazza Sofia, Corso botticelli/corso Giulio Cesare, Piazzetta Quattro Marzo, Piazza Derna.
<b>Come funzioneranno?</b>
Il cittadino sarà dotato di una tessera magnetica personale con la quale potrà accedere alle colonne per il conferimento dell’indifferenziato, della plastica, del vetro/lattine e dell’organico. Proprio la chiave magnetica personale sarà l’elemento di responsabilizzazione di ogni utente.
Ma sia ben chiaro che si tratta di una sperimentazione! Noi non abbiamo soluzioni assolute, le troveremo sperimentando, perché la raccolta porta a porta deve essere customizzata a seconda della zona in cui la si deve attuare e delle realtà in cui va ad inserirsi.
<b>Arriviamo alle note dolenti. Continuano le proteste contro la differenziata</b>
Do atto a chi protesta che stiamo chiedendo un cambio di abitudini forse troppo repentino. Ma non c’è altra possibilità. O si aprono nuove discariche, o si diminuiscono i rifiuti. Noi abbiamo scelto la seconda strada. Chi protesta, cosa propone?
Teniamo conto che, dove non è attiva la raccolta porta a porta si arriva al massimo al 28% di differenziata. Dove è attiva si arriva al 58% medio, come dimostrano i dati del mese di settembre 2006
E poi queste proteste, sebbene molto amplificate dalla stampa locale, sono le proteste di una piccola minoranza della cittadinanza. La gran parte dei cittadini fa la differenziata senza lamentele.
<b>C’è poi il problema dell’impiantistica sottolineato da un articolo de La Stampa dal titolo “La beffa dell’indifferenziata”</b>
Quell’articolo ha un titolo sbagliato ed è sbagliato nei concetti.
La Regione Piemonte ha stabilito delle percentuali di “impurità” accettabili per rifiuto raccolto in maniera differenziata E tutti le frazioni sono entro questi limiti.
Le impurità sono assolutamente fisiologiche…
Faccio l’esempio della carta. Se l’utente butta la rivista che non gli interessa con tanto di involucro plastico nel cestino della carta, quell’involucro sarà uno scarto. E anche le etichette adesive pubblicitarie che ci sono sulle prime pagine dei quotidiani sono scarti.
Lo stesso vale per la plastica. In Italia si ricicla il PET. Chi lo spiega alla mamma diligente che il giocattolo di suo figlio non essendo di PET è uno scarto e che sarebbe meglio metterlo nell’indifferenziato?
<b>Come è possibile, dunque risolvere il problema dell’”accettazione” della Raccolta differenziata porta a porta?</b>
Con un incentivo economico a chi fa la differenziata, lo dico da anni. Magari piccolo, anche solo simbolico, ma con un riconoscimento economico.