DOCUMENTO - Lo smog in diminuzione. Un MiTo
Torino maglia nera per la media di Pm10. La città più inquinata d'Italia è anche quella in cui si prendono meno provvedimenti e i giornali non parlano di smog. La ricerca di Eco dalle Città in vista del Convegno Nazionale di venerdì 9 febbraio
08 February, 2007
Verona alla fine del 2005 era diventata celebre per il record di giorni di sforamento del limite di 50 mg/mc di Pm10: 210 per la centralina di corso Milano. La media annuale di polveri sottili è però un dato ancor più significativo. Prendiamo in considerazione Verona assieme alle due metropoli del Nord Italia. Milano e Torino in quanto a concentrazione di polveri sottili si sfidano pericolosamente. L’<b>imputato principale</b> in entrambe le città <b>è il traffico veicolare.</b> Con 569 auto ogni 1000 abitanti a Milano e 620 a Torino, è infatti il trasporto su gomma (anche secondo il recente III Rapporto Apat sulla qualità dell’ambiente urbano) ad essere il maggior responsabile della nocività dell’aria cittadina.
La particolare posizione geografica delle due città non facilita indubbiamente la dispersione degli inquinanti ma non giustifica un fenomeno tutt’altro che in diminuzione.
<b>Pm10 in crescita, giorni di superamento in lieve calo. Com’è possibile?</b>
Milano nel 2006 ha visto salire la sua media annuale di <b>Pm10 da 52,5 mg/mc a 54 mg/mc</b>. Ma allo stesso tempo le due centraline di rilevamento milanesi (“Juvara” e “Verziere”) hanno superato meno volte, rispetto al 2005, il valore -indicato dall’Unione Europea- di 50 mg/mc giornalieri.
A Torino, la media dei valori delle cinque stazioni di rilevamento (“Consolata”, “Gaidano”, “Grassi”, “Lingotto” e “Rivoli”) è stata di <b>68 mg/mc, contro i 57,6 del 2005</b>. Questi dati fanno di Torino <b>la vincitrice della palma per la città più inquinata d’Italia</b>. Nel 2006 si è registrata una crescita della media di Pm10 ancor più evidente rispetto a Milano. Anche a Torino sono curiosi i casi di alcune centraline Arpa che, a fronte di un deciso incremento della media annuale di polveri sottili, fanno registrare una lieve diminuzione delle giornate non “a norma”. Però solo nelle centraline “Consolata” e “Grassi”, come si può osservare dalla tabella.
Questi valori, apparentemente in contrasto, dimostrano che nei giorni di “sforamento”, cioè quando viene superato il valore soglia per la salute umana, l’insalubrità dell’aria è ancora maggiore rispetto ad una volta. E’ bene quindi, per valutare al meglio la qualità dell’aria, far riferimento ai valori medi del Pm10, piuttosto che basarsi unicamente sul numero di superamenti annuali.
Veniamo a Verona. Nel 2006 si è registrata una tendenza al miglioramento per quanto riguarda la stazione di Corso Milano, nel centro cittadino, mentre per quella di “Cason” pensata per misurare la qualità dell’aria in un contesto di “background rurale” (ma posizionata nell’infelice area all’incrocio tra le autostrade Serenissima e del Brennero), si sono mantenuti più o meno i valori del 2005.
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I valori registrati a <b>Torino</b> evidenziano una netta tendenza negativa nell’ultimo anno. <b>La media annuale di Pm10 è cresciuta del 3,2 %</b> per la centralissima stazione di via della Consolata ed ha toccato <b>un incremento del 49,6 % per la centralina Arpa del Lingotto</b>, originariamente pensata come impianto di “fondo” e divenuta nei fatti centralina da “traffico”.
Torino aveva già il primato negativo della città più inquinata d’Italia per quanto riguarda la media di Pm10. Secondo il rapporto Misa 2006, infatti, anche dal 1996 al 2001 la città era in testa alle classifiche di concentrazioni di Pm10 con una media di 57 mg/mc contro i 43,2 mg/mc di Milano.
<b>A Torino più smog ma meno provvedimenti</b>
Le amministrazioni comunali hanno adottato misure una tantum e strutturali per contrastare lo smog cittadino. Si nota però, che a fronte di livelli emergenziali di inquinamento da traffico, non sono seguiti provvedimenti oltremodo straordinari per limitare la circolazione dei mezzi privati.
Sia a Torino che a Milano, nel 2005, si era optato per le giornate di circolazione <b>a targhe alterne</b>. Il provvedimento è stato attuato a <b>Torino per 32 giorni e a Milano per 12</b>, rispettivamente per 9 ore e mezza e 12 ore. <b>A Verona</b> questa misura è stata presa nel 2005 sia infrasettimanalmente che di domenica, per un totale di <b>26 giorni</b>. Nella città veneta si è regolata la circolazione con il sistema delle targhe pari o dispari anche nel 2006, contrariamente a Milano e Torino che non hanno ripetuto il provvedimento.
Le amministrazioni hanno inoltre proceduto al <b>fermo dei veicoli “non ecologici” </b>(a benzina “pre-euro”, vale a dire immatricolati prima del 1/1/1993, e diesel “pre-euro1”, immatricolati prima del gennaio 1997; dall’autunno 2006 il blocco è esteso anche ai diesel euro1). Il divieto di circolazione per queste categorie di veicoli è partito a Milano già nel 2005 con 540 ore complessive di blocco mentre a Torino nel 2005 era valido solo in presenza delle targhe alterne ed è stato avviato in modo più strutturale solo lo scorso 6 novembre per 6 ore giornaliere. Fino ad allora Torino non aveva nessun blocco infrasettimanale. Verona è passata da più di 650 ore di fermo per i “non-kat” nel 2005 alle 770 ore del 2006.
Le “domeniche a piedi”, infine, stentano ad essere viste dai Comuni come valide opportunità che, oltre a contribuire al tamponamento delle situazioni critiche, possono avere una forte potenzialità educativa per la cittadinanza.
<font size="1"><i>Provvedimenti presi su tutto il territorio comunale 2005/2006</i></font>
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Il confronto tra le città mette in evidenza come a Torino il monte ore complessivo di fermo dei veicoli sia esiguo, nonostante la città sia quella con la situazione più critica.
<b>Smog, la sensibilità dei giornali</b>
Confrontando gli archivi delle cronache cittadine dei maggiori quotidiani abbiamo stilato una classifica delle redazioni più attente alla questione smog. O meglio, abbiamo ritenuto che fare una ricerca di questo tipo potesse riflettere il grado di attenzione intorno al tema da parte della popolazione, che fruisce delle pagine locali, ma anche della classe politica. L’affrontare infatti la questione inquinamento nelle cronache cittadine è un buon indicatore di quanto nelle città il tema venga dibattuto dalla politica. Abbiamo scoperto che non è per nulla automatico il rapporto tra gravità della situazione degli inquinanti e spazio corrisposto al tema sulle testate giornalistiche.
La nostra ricerca è consistita nel registrare le volte in cui la parola “smog” è apparsa nei titoli delle cronache locali. I risultati sono quelli che seguono.
<font size="1"><i>Confronto tra le cronache locali de “la Repubblica”</i></font>
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<font size="1"><i>Confronto tra le cronache de “La Stampa”, del “Corriere della Sera” e de “L’Arena”</i></font>
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Salta all’occhio il caso di Torino che, come abbiamo visto in precedenza, ha la situazione più preoccupante di inquinamento atmosferico e anche, si evince dalla nostra ricerca, il grado più basso di attenzione per il tema.
<i><b>Federico Vozza</b> – Eco dalle Città</i>
<font size="1"><i>I dati presi in esame sono elaborati dalle Agenzie Regionali di Protezione Ambientale (Arpa) di Piemonte, Lombardia e Veneto, e si riferiscono agli anni 2005-2006. Per il 2005 si è fatto riferimento ai dati pubblicati a cura dell’Arpa piemontese sul sito del Comune di Torino (www.comune.torino.it/ambiente/inquinamento), al “Rapporto sulla qualità dell’aria di Milano e Provincia” dell’Arpa Lombardia e alla “Relazione regionale della qualità dell’aria” dell’Arpa Veneto. Per i valori relativi alla qualità dell’aria a Torino nel 2006 ci si è basati sui dati pubblicati sul sito del Comune di Torino (www.comune.torino.it/ambiente/inquinamento); per Milano e Verona si è fatto riferimento ai portali delle equipollenti Agenzia Regionali per la Protezione dell’Ambiente (www.arpalombardia.it e www.arpa.veneto.it).
Si ringraziano per la gentile collaborazione Roberta Conati (Assessorato all’Ambiente del Comune di Verona) e Silvia Moroni (Agenzia Milanese Mobilità e Ambiente); gli uffici del “Corriere della Sera”, de “La Repubblica”, de “La Stampa” e de “L’Arena”, che hanno messo a disposizione i loro archivi. </i></font>