Quelli che... fanno la differenza - “La raccolta differenziata? Un punto di partenza”
Intervista a Giovanni Romano, vicesindaco di Mercato San Severino, un comune del salernitano che ha raggiunto ottimi livelli di raccolta differenziata
20 July, 2007
<font size="1"><b><i>Silvana Santo</i></b></font>
Mercato San Severino non è un piccolo e ordinato villaggio del trevigiano. È una cittadina di 21mila abitanti, che arrivano a sfiorare i 25mila, se si aggiunge la comunità di studenti fuorisede che frequentano la vicina Università di Fisciano. Mercato San Severino si trova in provincia di Salerno, in quella Campania devastata da una gestione dei rifiuti sconsiderata, dai cumuli di sacchetti in strada e dai roghi velenosi di immondizia. Eppure, i suoi abitanti non risentono della cronica emergenza regionale, perché riescono a raggiungere livelli di raccolta differenziata ben superiori ai limiti di legge. “Nel 2007 abbiamo sfondato il muro del 60%, raggiungendo il 65% a maggio, proprio nel momento peggiore dell’emergenza in Campania”, spiega orgoglioso <b>Giovanni Romano</b>, vicesindaco del paese, eletto nelle liste di Alleanza Nazionale e poi fuoriuscito dal partito per contrasti con la presidenza provinciale. Era primo cittadino quando, nel gennaio 2001, a Mercato San Severino fu introdotta la raccolta differenziata domiciliare.
<b>Cosa vi portò a quella decisione? </b>
Ci eravamo resi conto che con il semplice sistema dei cassonetti di prossimità (le campane colorate per la raccolta differenziata, ndr) non avremmo mai raggiunto i valori di separazione stabiliti dalla legge, per cui cercammo di individuare uno strumento più efficace. L’unica soluzione possibile era la raccolta domiciliare, con la separazione della frazione umida e delle varie tipologie di imballaggi. In questo modo, i cittadini, obbligati a tenere in casa i rifiuti e a conferirli secondo un calendario preciso, hanno dovuto assumersene la responsabilità, fare per la prima volta i conti con gli scarti che producono.
<b>E come è andata? </b>
È inutile negare che all’inizio non è stato semplice, il nuovo sistema implicava dei cambiamenti nelle abitudini di vita della popolazione. Ma dopo pochi mesi la raccolta differenziata è subito balzata al 40%, anche grazie alla massiccia campagna di informazione che avevamo messo in piedi, partendo in primo luogo dalle scuole. Ma il salto di qualità c’è stato nel 2005, con l’introduzione della tariffa. Grazie a un sistema di codici a barre applicati sui sacchetti, adesso i cittadini pagano in proporzione al loro impegno. È questo che ha permesso di mantenere nel tempo, e di aumentare, i livelli di raccolta differenziata, che poi è stato il vero test, al di là dello “sprint” iniziale.
<b>Il momento in cui ha capito che potevate farcela? </b>
Un giorno, dopo i primi mesi di sperimentazione del sistema domiciliare, una madre di Mercato San Severino che avevo incontrato per strada mi rimproverò scherzosamente, dicendomi: “Ci avete messo i carabinieri in casa, per controllare che separiamo correttamente i rifiuti”. Si riferiva ai suoi bambini, che, grazie alle iniziative di informazione e coinvolgimento nelle scuole erano diventati dei rigidi “controllori” del comportamento dei genitori. Essere riusciti a coinvolgere in pieno i più giovani è stato un passo fondamentale verso il successo.
<b>E da allora, nessun momento critico? </b>
Le difficoltà ci sono state, e purtroppo continuano ad esserci, a causa della carenza di impianti di trattamento in Campania. Per il compostaggio dei rifiuti organici, ad esempio, siamo costretti a servirci di un impianto in Sicilia, sostenendo un costo di 140 euro a tonnellata più iva, il doppio rispetto ai normali costi di mercato. Eppure, proprio l’emergenza ha rappresentato la spinta definitiva verso il successo della differenziata. Sembra un paradosso, ma il rischio di trovarsi con le strade sommerse dai rifiuti ha convinto anche i cittadini più reticenti.
<b>Da dove arriva la sua sensibilità “ecologista”? </b>
Io non ho trascorsi da militante ambientalista, il mio mestiere è la politica, il mio background è quello di un amministratore locale. Ma credo che la tutela dell’ambiente e il miglioramento della qualità della vita siano valori universali, che superano i confini degli schieramenti politici e dell’associazionismo. Però ho dovuto documentarmi, prima di partire col porta a porta sono andato in giro per alcuni Comuni del nord Italia che già praticavano la raccolta differenziata da anni, come Torre Boldone e Alzano Lombardo. Un viaggio che mi ha insegnato molto.
<b>E che, soprattutto, ha dato i frutti sperati. </b>
In effetti siamo soddisfatti dei risultati raggiunti, stiamo contribuendo, nel nostro piccolo, al cambiamento culturale dei cittadini di Mercato San Severino. In questo senso, la raccolta differenziata non è un traguardo, ma un punto di partenza per educare la gente a uno stile di vita più sostenibile. In ogni caso, il lavoro è ancora lungo: in autunno partirà una campagna ancora più massiccia, con gli obiettivi di aumentare la raccolta di frazioni come stoffa, cuoio e legno. Inoltre, distribuiremo dei compostatori domestici e attiveremo un sistema di “ecoscambio” nel nostro centro per l’ambiente.
<b>Di che si tratta? </b>
In pratica, rifiuti ingombranti, che i cittadini conferiscono presso il centro per l’ambiente, resteranno esposti in un gazebo per qualche mese, prima di essere avviati al recupero: in questo modo, chi avesse bisogno di un televisore, o di un tavolo, potrà prenderlo e portarselo a casa, allungandone il ciclo di vita. Spesso infatti ci disfiamo di oggetti ancora in buono stato, l’”ecoscambio” vuol essere uno strumento di educazione al consumo responsabile.