Il dazio antismog
Tutti d’accordo sul fatto che si debba ridurre l’inquinamento. Ma sul come, un ventaglio di proposte
20 January, 2004
Pagare per entrare con l’auto a Milano. Come si fa quando si prende l’autostrada. Come è stato sperimentato a Oslo, Singapore e a Hong Kong. Come succederà a Roma dove si pensa di introdurre le barriere elettroniche per le zone blu del centro storico: se non si è a piedi l’ingresso qui non sarà più gratuito. Su una cosa sono tutti d’accordo. Per ridurre l’inquinamento, a Milano come in tutte le grandi città, è necessario ridurre il numero delle auto in circolazione. Ma come? Entrano in gioco le proposte di politici, associazioni, sindacalisti. Ognuno ha la sua: chiusura del centro storico, isole pedonali decentrate a traffico limitato, aumento dei parcheggi a pagamento, domeniche ecologiche che tanto felici hanno fatto i milanesi. L’ultima idea, poi, ha provocato dibattiti e spaccature: ticket d’ingresso in città, il road pricing, un suggerimento che arriva dal segretario lombardo della Cisl Trasporti, Dario Ballotta. Per ora si registrano prese di posizione varie: l’assessore al Traffico Giorgio Goggi questa idea l’ha già bocciata e come alternativa preferisce l’estensione della sosta a pagamento, annunciando che i posti verranno quadruplicati tra breve. Favorevoli, invece, Ennio Rota, responsabile milanese di Legambiente e Francesco Maran, assessore al Traffico della \"giovane giunta\", l’unico che si sbilancia con una possibile tariffa. «Pensiamo che la cifra non debba superare le mille lire ad ingresso» spiega. E visto che si stima sia tra le 700mila e le 900mila il numero di auto che ogni giorno piomba su Milano, farebbero tra i 700 e i 900 milioni al giorno. Una bella cifra. «Gli introiti dovrebbero essere investiti per il miglioramento dei mezzi pubblici — aggiunge Maran — abolendo anche la differenza tra biglietto urbano ed extraurbano. Questa la nostra proposta di base, che consideriamo integrativa a quelle già presenti nel testo del referendum \"Aria pulita\", al quale aderiamo». Un elemento in più di spaccatura all’interno del Comitato referendario, dove già l’Osservatorio di Milano è assolutamente contrario al pedaggio mentre l’Associazione Pro Natura lo considera un modo giusto per disincentivare l’uso dell’auto privata. Ma la schiera dei favorevoli cresce. «Non esiste il diritto ad avere un’automobile, è un bene di consumo che ha dei costi. E qui siamo di fronte alla scarsità di due risorse, le strade urbane e l’aria pulita. Più le risorse sono scarse più costano» dice Andrea Boitani, da due anni professore di Economia dei Trasporti alla Cattolica, proveniente dall’università La Sapienza, che ha lavorato con i ministri Treu e ora Bersani per la stesura del Piano generale dei trasporti. Mentre Roberto Gualdi, responsabile dell’Unità Fisica dell’Agenzia Regionale per L’Ambiente, altro favorevole, aggiunge: «Ogni piccolo intervento per risolvere il problema è il benvenuto». Lui l’aria inquinata della città la misura ogni giorno.