Quelli che... fanno la differenza - Japigia, porta a porta
Intervista con l’assessore barese Maugeri, artefice del “miracolo” del quartiere di Japigia: 48% di raccolta differenziata. Ma resta il nodo degli impianti…
29 November, 2007
<font size=“1”><b><i>Sergio Capelli</i></b></font>
<b>Assessore, Bari ha sperimentato il porta a porta, nel quartiere di Japigia. Come nasce quest’esperienza?</b>
Il progetto Japigia parte nel 2005, su richiesta diretta della cittadinanza. La circoscrizione di quel quartiere ha presentato in Comune un documento in cui richiede di sperimentare sul proprio territorio, in cui vivono circa 30.000 persone il servizio di raccolta porta a porta.
In collaborazione con la Scuola Agraria del Parco di Monza è stato stilato un progetto che, dopo un periodo dedicato all’informazione (e alla formazione) dei cittadini, è partito nei fatti nel 2005.
<b>Quali sono le frazioni raccolte?</b>
Carta, plastica e alluminio e organico, oltre ovviamente all’indifferenziato. La sola frazione la cui raccolta prosegue con le campane stradali è quella del vetro.
<b>I risultati della porta a porta sono stati incoraggianti?</b>
Direi decisamente di sì.
Bisogna partire da un presupposto: nel sud Italia la frazione umida è decisamente maggiore rispetto a quanto avviene nel resto della penisola. Si producono più scarti biodegradabili. E così è stato anche a Japigia. Man mano che son sparite le campane stradali, la mole della frazione umida, fino ad allora mai raccolta separatamente, ha assunto delle proporzioni colossali. Fino al 98% del totale del raccolto quotidiano.
I dati totali della raccolta differenziata sul quartiere, sono dunque veramente buoni: nei primi mesi in cui il servizio era attivo, si è raggiunta quota 55%, ad oggi ci si è stabilizzati sul su un risultato del 48%.
<b>Quali sono stati i vantaggi per Bari e per la cittadinanza di Japigia?</b>
Per quel che riguarda i cittadini, hanno ottenuto uno sconto del 10% sulla tassa rifiuti. Uno sconto collegato direttamente ai risultati ottenuti: quando il quartiere supererà la soglia del 50% di raccolta differenziata, lo sconto salirà al 30%.
In merito ai vantaggi per il Comune, con la raccolta porta a porta abbiamo avuto un ritorno economico enorme: l’azienda rifiuti ha risparmiato 3 milioni e 400 mila euro, che ha immediatamente investito in tecnologia.
Inoltre anche per quanto riguarda gli imballaggi, abbiamo ottenuto risultati tali da passare in “seconda fasca”, ottenendo così una nuova collaborazione con il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), che metterà a disposizione fondi per campagne di informazione.
<b>E dopo Japigia?</b>
L’obiettivo dell’amministrazione è di espandere il porta a porta in tutta Bari, fatta eccezione per quei quartieri morfologicamente inadatti al servizio, ad esempio i centro storico. Realisticamente questo non sarà possibile entro la fine del mandato di questa amministrazione. Sicuramente amplieremo il servizio. È già partita la campagna informativa sul quartiere di Poggio Franco. Nei primi mesi del 2008 partirà anche in questa circoscrizione la raccolta porta a porta.
<b>Una volta fatta la differenziata, qual è la situazione a livello impiantistico?</b>
L’impiantistica è un punto dolente in tutto il meridione, e, di conseguenza anche a Bari. Ma ci stiamo muovendo.
Il 6 dicembre sarà aggiudicata la gara per la costruzione di un impianto di biostabilizzazione della frazione organica, che dovrà essere realizzato entro i sei mesi successivi a questa data. L’amministrazione ha inserito nel bando di gara una norma secondo la quale sarà assegnato un punteggio di favore ai progetti che prevederanno la realizzazione di celle di compostaggio.
La frazione secca, invece, secondo i piani della Regione, dovrebbe essere smaltita trasformandola in CDR. L’impianto, al momento non esiste e non ci sono i fondi pubblici per la sua realizzazione. Si sta procedendo ad un affidamento a privati. Il CDR, al momento potrebbe essere utilizzato solo da aziende private, nella Regione Puglia. Ma l’amministrazione regionale si è già messa in movimento sia per trovare collocazione presso aziende pubbliche del CDR pugliese (che nelle previsioni dovrebbe ammontare a 100mila tonnellate all’anno), sia per trovare accordi con altre regioni che possano accoglierlo.
Non possiamo dimenticare che la Puglia è una regione che produce più energia di quella che consuma, e che non avrebbe quindi bisogno di un ulteriore surplus energetico.