Quelli che... fanno la differenza - La differenziata vien viaggiando
Intervista a Michele Buonomo, presidente della sezione campana di Legambiente, “pioniere” della raccolta differenziata. "Ho iniziato a occuparmi di rifiuti viaggiando in Paesi dove la discussione era molto più avanzata che in Italia"
14 December, 2007
<Font size=“1”><b><i>Silvana Santo</b></i></font>
La lezione, come spesso accade, viene dall’estero. È viaggiando in giro per l’Europa che Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, ha maturato la sua sensibilità in materia di raccolta differenziata e di corretta gestione del ciclo dei rifiuti. Temi che da anni cerca di declinare, col suo impegno di ambientalista, in un territorio difficile come quello campano. Con molta fatica, ma anche con qualche soddisfazione importante.
<b>Buonomo, ricorda come ha iniziato a interessarsi della “questione rifiuti”? </b>
All’inizio degli anni Ottanta mi sono trovato a viaggiare in Inghilterra, in Olanda e in Germania, dove la riflessione sulla raccolta differenziata e sulla necessità di ridurre a monte la produzione di rifiuti era decisamente più avanzata rispetto al nostro paese. Tornato in Italia, ho avuto la fortuna di partecipare a una serie di incontri con i pionieri dell’ambientalismo. Anche quel confronto è stato molto importante nella mia formazione.
<b>È stata l’esperienza degli altri paesi europei ad “ispirarla”, dunque? </b>
Di sicuro ha avuto un peso rilevante. Ma c’è un’altra circostanza che ha contribuito a sensibilizzarmi: la lettura de Le città invisibili di Calvino. Ricordo che mi colpì in particolare la parte dedicata alla città di Leonia, i cui abitanti vivono nell’opulenza e negli sprechi e finiscono circondati da montagne di rifiuti. All’epoca abitavo in una zona con presenza di discariche e sentii che il problema mi riguardava da vicino. Legambiente allora non era ancora nata, ma con un gruppo di amici cominciammo a riflettere sui problemi dello smaltimento dei rifiuti e sulle possibili soluzioni.
<b>In che modo è stato possibile introdurre questo tema nel suo territorio e quali sono stati i risultati sul campo? </b>
C’è ancora un gran lavoro da fare con le amministrazioni e l’opinione pubblica, ma va detto che la risposta della gente è stata positiva fin dall’inizio. Abbiamo cominciato negli anni Ottanta allestendo banchetti informativi nella provincia di Salerno, dove vivo tuttora. Le persone si sono mostrate subito interessate e collaborative, partecipando alla raccolta di carta e cartone che abbiamo messo in piedi in quegli anni. E anche alcuni operatori del settore ci hanno dato una mano. Uno dei primi a rendersi disponibile si chiamava Salvatore Apicella, compianto dirigente di una ditta di smaltimento della zona. Ci ha messo a disposizione i mezzi per raccogliere la carta ed avviarla al riciclo, in tempi in cui il Comieco non era ancora stato istituito.
<b>Altri episodi significativi nella sua esperienza da ambientalista? </b>
Qualche settimana fa ho ricevuto, insieme ad altre 49 persone, il titolo di “Pioniere della raccolta differenziata” da parte del Comieco. Si tratta di un piccolo riconoscimento simbolico, ma per me è stata una grande soddisfazione.
<b>A questo punto, cosa serve alla Campania per uscire dalla crisi? </b>
La situazione è ancora grave, inutile negarlo. E non si risolverà senza una diffusione capillare della raccolta differenziata, come già è avvenuto in circa 150 comuni. Ora è indispensabile che siano i grandi capoluoghi a imprimere la svolta decisiva, Salerno partirà nelle prossime settimane con la raccolta dell’umido, ma adesso tocca a Napoli. E vorrei appellarmi al commissario Panza perché usi i poteri straordinari che gli sono concessi dallo stato per accelerare la costruzione degli impianti di compostaggio, senza i quali la Campania non può pensare di uscire finalmente dall’emergenza.